I casi strani del caso Almasri

lumaca sistema paese

 

Del caso Almasri abbiamo già scritto nell’articolo “L’archeologia dellapolitica” L’archeologia della politica” pubblicato su “ZonaFranca News” del 7 febbraio 2025 di cui ricordiamo il link: (https://search.app/QCn8ksUJoizTB8Pu9). Nell’articolo si rilevava che in Italia non si fa più politica ma lotta per il potere o, meglio, per la poltrona. Chi ne paga le spese è l’esterrefatto popolo spettatore e la credibilità della Istituzioni e del Paese Italia. Non a caso le urne elettorali sono vuote.

In quell’articolo, ci è sembrato inutile e dispersivo cercare di districarsi nella ridda di voci, delle opinioni, dei talk show. Il sarcasmo per un governo “in difficolta e dedito a denunciare e propagandare complotti”; affannato a cercare di salvare faccia e poltrona pur essendo “totalmente incapace di governare”, sta assumendo toni ridicoli; infatti, ci si è inventati lo sport di denunciarlo, tutto insieme, fino alla Corte Penale Internazionale. Con Berlusconi la cosa era ben più facile; questi non hanno nemmeno un osso nell’armadio degli scheletri.

A giocare questo nuovo sport sono anche avvocati in libera uscita e, addirittura, migranti richiedenti asilo.

Allora, ci limitiamo a riportare un paio di eventi, già denunciati da “LaVerità”, che appaiono veritieri vista la precisione delle date esposte. Al lettore lasceremo le conseguenti valutazioni.

Il primo evento riguarda la Corte Penale Internazionale (CPI). La Procura dell’Aja chiede l’arresto di Almasri, accusandolo di crimini contro l’umanità, il 2 ottobre 2024. I giudici della Corte lasciano trascorrere ben tre mesi.

Lo sappiamo: la Giustizia è lenta, troppo lenta. Però, se i giudici fossero stati più solleciti, quel signore, classificato delinquente, non sarebbe mai arrivato in Europa. Si sarebbe risparmiato a tutti un sacco di grane. Anzi, se Procura e Tribunale si fossero svegliati prima, visto che è da non pochi anni che si sa delle vessazioni libiche sugli immigrati, quel signore non avrebbe potuto andare non solo in Europa ma da nessuna altra parte.

Non è quello che capita a Putin e Netanyahu?

Saranno stati molto indaffarati, quei giudici. Alla fine, però, si decidono ad aprire la pratica inviata dalla Procura solo quando Almasri era, già da un paio di settimane, in viaggio di piacere attraversando tanti Stati europei. Quello che rivela “LaVerità” è che il collegio dei giudici, tre membri, ha deciso a maggioranza, non all’unanimità. Infatti, uno dei tre giudici, un certo Socorro Flores Lierra, così è scritto nelle pagine finali dell’ordinanza, dissentiva perché riteneva che la Corte fosse incompetente e quindi non avrebbe potuto e dovuto perseguire il capo della polizia giudiziaria libica.

Incuriositi, andiamo a documentarci sul ruolo della CPI.

Ecco: “La Corte penale internazionale, istituita con il Trattato Internazionale di Roma, è un tribunale per crimini internazionali che ha sede a L’Aia, nei Paesi Bassi. La sua competenza è limitata ai crimini più seri che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme, cioè il genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra , e di recente anche il crimine di aggressione (art. 5, par. 1, Statuto di Roma)”.

Lo Statuto, all’articolo 5, par. 1 recita: “1. La competenza della Corte é limitata ai crimini più gravi, motivo di allarme per l’intera comunità internazionale. La Corte ha competenze, in forza del presente Statuto, per i crimini seguenti: a) crimine di genocidio; b) crimini contro l’umanità; c) crimini di guerra; d) crimine di aggressione”.

Ecco dunque: “crimini più seri che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme”.

Quindi la CPI non si sostituisce alla Giustizia di un Paese sovrano: sarebbe un vero problema. Ora, non risulta, o almeno appare difficile da provare, che

i crimini di Almasri siano stati commessi al di fuori della Libia.

Ci facciamo alcune domande: Potrebbe essere questo il motivo per cui la CPI ci ha messo tanto per decidere? E’ questo il motivo per cui la decisone è stata presa a maggioranza e non alla unanimità? E’ forse per questo che Nordio sembra abbia parlato di un errore della ordinanza?

Ma queste sono dubbi, sia pur leciti, ma non fatti.

I fatti sono che il Tribunale ha emesso l’ordinanza il 18 gennaio. Il giorno dopo, il 19 gennaio, l’imputato viene arrestato a Torino.

Sembra, però che la Corte, abbia deciso in tutta fretta, troppo in fretta. Come mai? Perché l’ordinanza è stata, irritualmente, modificata il 24 gennaio e pubblicata il giorno dopo, il 25 gennaio, con Almasri già in Libia. Sembra quasi, ma anche questo non è un fatto, che si desse massima importanza al transito in Italia.

Il secondo evento è che il legale Luigi Ligotti, già difensore di mafiosi e sottosegretario alla Giustizia nel governo Prodi, ha presentato l’esposto (ipotesi di delitto), via mail, il 23 gennaio. Per la cronaca Almasri era stato liberato il 21. Uno scatto da centometrista.

E, poi, nel giro di ventiquattr’ore, con sabato e domenica di mezzo, il fascicolo era già aperto e concluso: i quattro dell’Apocalisse, Giorgia Meloni, Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano sono già iscritti nel registro degli indagati.

Perbacco che fulmine! Questo è un fatto non una opinione: si ha forse notizia di analoga immediatezza della Giustizia italiana? Vuoi vedere che la riforma della Giustizia, tanto attesa ed agognata, non serve più? Addirittura, l’esposto non ha avuto bisogno nemmeno di qualche giorno di una doverosa indagine della Procura (Francesco Lo Voi procuratore) semplicemente per rispetto del diritto di “presunzione di non colpevolezza” degli imputati.

Perché il cittadino avvocato ha presentato esposto? Lui, intervistato dice: “per dignità … Vivo in un Paese civile e non accetto che possa convivere con la barbarie”Ottimo; intanto lui ha difeso i mafiosi e il Paese è in preda a mafia, corruzione, droga, baby gang armate, bullismo, aggressioni a personale sanitario e a scuola. Se tutti gli avvocati fossero così, staremmo a cavallo. Ma entrambi, avvocato e procuratore, hanno sostenuto, cosa non veritiera, che l’iscrizione nel registro era un “atto dovuto”. Non si sa da chi, però.

Abbiamo esposto i fatti, avanzando non più di qualche sorpreso commento.

Al lettore tocca farsene una idea e trarne le opportune conclusioni.

Antonio Vox

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