Trump e il Medio Oriente

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Assieme alla questione ucraina Trump deve occuparsi di Gaza. Le due cose sono distinte ma sicuramente collegate quanto meno per la loro contemporaneità. Le cronache che troviamo sui media sono totalmente inaffidabili; credibili invece è la gravità della situazione umanitaria e la continua violazione del diritto internazionale che sono dei fatti conclamati. Le dichiarazioni pubbliche dei politici non valgono molto in tempi normali perchè le giravolte e i ripensamenti sono ormai una costante e ancor peggio accade adesso; ma rimane un fatto: le operazioni israeliane non sono riuscite a scovare gli ostaggi; quindi Hamas ha ancora un ruolo perché non può ritenersi debellato.

Così si impone una domanda quale futuro per la striscia? Hamas che ruolo deve vedersi riconosciuto? Il Medio Oriente che è nel più profondo caos come deve organizzarsi?

Riusciamo ad immaginare una sola risposta: la guerra durerà ancora molto e sarà molto sanguinosa in una specie di tutti per se e tutti contro tutti e il decisionismo di Trump non potrà farci nulla.

Qualcuno si chiede come riescono le parti in conflitto a finanziarsi e come quella moneta si muove; dove sono i campi di addestramento, i depositi delle munizioni, …; ma quel che più conta come potrebbe essere impostata la convivenza tra popolazioni di differente identità senza che nessuna capitoli ed entrambe conservino diritti e dignità? Come si vede la cosa non è meramente politica e cioè di componimento anche solo temporaneo di differenti interessi in conflitto tra loro. Qui la questione è di fondo e coinvolge la cultura e quindi l’esistenza di intere popolazioni.

I latini si imbatterono da subito in questa questione in quanto il Regno prima, la Repubblica dopo e l’Impero infine, includevano popolazioni molto differenti potenzialmente in conflitto. Il braccio militare usato anche molto brutalmente (come diremmo oggi) non è stato l’elemento decisivo come qualcuno potrebbe credere oggi da una lettura superficiale dei fatti dell’epoca romana antica, ma fu la tolleranza a consentire una convivenza altrimenti difficile come difficile fu con alcune popolazioni che non avevano condiviso questo valore. Tolleranza che ha contribuito a forgiare un diritto che voleva essere “giusto” prima che rispondente agli interessi del più forte e quindi imposto. Oggi la realtà non riesce a comporsi in una convivenza pacifica proprio perché le popolazioni coinvolte non hanno il senso della tolleranza se non come sacrificio e rinunzia; né si immagina la ricerca congiunta di un diritto “giusto” e cioè condiviso ma si cerca la instaurazione di un diritto del più forte…che non sarebbe un diritto semplicemente perché un diritto non giusto non è annoverabile nella categoria del diritto ma tra gli atti di imperio.

Quindi adesso e sempre violenza chiama violenza e chiamerà violenza anche perché la moderna tecnologia conferisce al suo detentore una specie di idea di invincibilità che in realtà è provvisoria e delirante; il mediatore dovrà armarsi non certo di armi terrificanti -missili ipersonici e testate nucleari- ma di una sincera volontà di giustizia che è l’arma più potente che si possa immaginare; ma che non si vede da dove potrebbe venire.

Con il gladio si riusciva ad ammazzare una persona alla volta mentre le odierne tecnologie ne uccidono a migliaia in un colpo solo. Fino a che quelle tecnologie non si elideranno da sole (cosa che prima o poi non potrà non accadere) si dovranno contare ancora milioni di morti prima che si effettui un salto culturale così. È una storia che si ripete e che non può non ripetersi.

Quindi al più avremo temporanee sospensioni delle ostilità di un infinito conflitto come è stato fino ad oggi.

Canio Trione

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