Quella che una volta era “La Politica”, con la P maiuscola, perché solida nel suo percorso guidato dalla stella polare delle ideologie del XIX e XX secolo, oggi è questione che attiene alla archeologia.
Quella Politica, invecchiando, si è striminzita e rinsecchita: è diventata “politica” con la p minuscola. Però, come tutti i vecchi, vive delle memorie di un passato che non c’è più; mentre la beltà e l’attrazione di una volta sono inesorabilmente sfiorite. E’ quello che succede sempre: pur rispettando i successi e le glorie di una volta, tanti, troppi, si tengono lontani da chi e da cosa sia appassito perché la sensazione della fine incombe pesantemente: è un fenomeno che, nel glossario socio economico, si chiama “astensionismo”.
Oggi, la stella polare della politica sembra sintetizzarsi con la famosissima frase “hic manebimus optime” (qui staremo meravigliosamente). Fin quando si sta lì, comodamente seduti e vanitosi, si potrà godere di benefici e privilegi; si potrà assaporare la libido di poter decidere per tutti; ci si potrà compiacere delle lusinghe e della esposizione mediatica. Non ultimo, ci si potrà entusiasmare di poter gestire un budget. La politica di oggi è ricerca del consenso.
E, allora, tutti i mezzi, per emergere e non essere dimenticati, sono buoni; non escluse le aggressioni diffamatorie, il discredito, la tenzone continua infischiandosene, come in una guerra, delle macerie prodotte a danno di tutti.
Una politica così distrugge sé stessa; ma anche la credibilità, non solo delle poltrone cui si aspira, ma del Paese tutto.
La credibilità delle Istituzioni è la forza che unisce le genti e, se viene a mancare, ecco che fa capolino il disagio e la degenerazione sociale. È un delitto che l’opinione pubblica non tollera più ma la china che si è imboccata sembra che non possa più essere arrestata.
L’esempio di specie è, oggi, il caso del generale tripolitano Najeem Osema Almasri Habish, capo della polizia giudiziaria libica.
Tutta l’opinione pubblica ormai conosce la storia visto il bombardamento di notizie, commenti, opinione che hanno coinvolto 24 ore su 24, media, social e talk show. E’ di queste ore, 5 febbraio 2025, l’informativa alla Camera di Carlo Nordio, Ministro della Giustizia, e di Matteo Piantedosi, Ministro degli Interni, sul caso Almasri, in diretta tv, ricca di particolari e dettagli, da cui si apprende che il passaporto dell’Almasri, benché controllato, fosse in “stato blu” (indicazione di non arresto), notificato a quasi tutti i Paesi d’Europa; e, improvvisamente, tradotto in “stato rosso” (indicazione di arresto), questa volta notificato anche all’Italia.
Qui non ci soffermeremo sui dettagli, benché coloriti, ma solo sull’essenziale, cioè su quanto l’opinione pubblica riterrà in memoria, per il futuro.
Almasri, già più volte libero ospite nel vecchio continente, a gennaio sbarca a Londra da Tripoli, va a Bruxelles, poi a Monaco, viaggiando tranquillamente per tutta l’Europa (Regno Unito, Belgio e Germania Francia, Olanda e Svizzera); assiste anche a partite di calcio. Più volte controllato, sempre rilasciato. Dopo quasi due settimane della sua permanenza, capita in Italia per andare a vedere la partita della Juve a Torino. Qui, viene raggiunto da un mandato d’arresto, emesso dalla Corte di Giustizia europea per crimini di guerra e contro l’umanità. Viene arrestato a Torino. Una persona poco raccomandabile, da prendere con le molle.
Ora, però, la patata bollente è nelle mani del governo ltaliano.
Quel signore, che bighellonava in gita di piacere in Europa, frequentando eventi sportivi, libero come un fringuello, come avrà fatto, pur noto da sempre come criminale sanguinario, ad entrare nel vecchio continente? E a superare tanti controlli? Per merito del “colore blu” del suo passaporto.
Ma ciò poco interessa. Quello che interessa è che, di punto in bianco, qualcuno si sia svegliato, e quel passaporto ha cambiato colore e quel signore ha cambiato stato: da semplice cittadino a sanguinario criminale.
Ecco che, si ripresentava il caso dell’iraniano Mohammad Abedini Najafabadi benché questi non fosse un criminale sanguinario.
Ma, allora, è stato un caso fortunato perché si è fatto un pari e patta con la Cecilia Sala. Qui, invece, ci si trovava di fronte, vista la qualità dell’uomo, all’altissimo rischio di una caccia all’italiano in terra d’Africa e, lo sa solo Dio, cos’altro di vendicativo. Ma, ancora di più, l’Italia si sarebbe infilata in un ginepraio internazionale avendo da un lato gli amici vendicativi di Almasri, dall’altro la Corte di Giustizia europea, i Governi e l’Intellighentia europea, la opposizione, ben più ampia del “campo largo”, scatenata contro la inettitudine di un governo, incapace di liberale gli ostaggi in mano libica.
Allora, ecco cosa è successo: arresto (illegittimo perché senza il dovuto consenso del Ministro competente) e la scarcerazione (sentenziata dalla Corte di Appello di Roma). Così lo si rimanda a casa il più presto possibile, di corsa, senza farlo circolare nemmeno un po’, direttamente dal carcere a Tripoli, in Libia, con un volo di Stato.
Un colpo di genio italico? O un caso fortuito? Che importanza ha? La soluzione è “politica” e su di un “piatto d’argento”.
Apriti cielo. Un putiferio mediatico come se il futuro dell’Italia fosse legato a questa storia. I bersagli? Ovviamente Meloni, causa di tutti i mal di stomaco del “campo largo”, della Magistratura, della Intellighentia sinistroide, per i suoi apparenti successi internazionali; poi, il Ministro della Giustizia Nordio, magistrato traditore che vuole fare la riforma della Giustizia o, meglio, della Magistratura; ancora, quel Piantedosi perché randella i sacrosanti manifestanti dei centri sociali. Non si salva nemmeno quel Mantovani, sottosegretario per i Servizi, con un conto in sospeso con Francesco Lo Voi. Comincia la dormiente Corte Penale europea nel chiedere spiegazioni. La opposizione, non solo quella politica, con il sangue agli occhi, scatena l’offensiva “imponendo” alla premier in persona di riferire in Parlamento; intanto blocca i lavori Parlamentari (quasi un picchetto davanti ai cancelli della fabbrica d’altri tempi); lancia un esposto contro il Governo, promotore l’avvocato Luigi Li Gotti, che Francesco Lo Voi, procuratore di Roma, lascia passare trasmettendo il fascicolo al Tribunale dei Ministri di Roma: Iscrive così mezzo governo nel registro degli indagati. Inoltre, si rincara la dose con un denuncia di un richiedente asilo che accusa il governo di aver liberato un delinquente di cui era stato vittima nei campi di concentramento libici.
Che strane cose succedono in Italia: un signore bussa alla porta chiedendo di entrare in casa e nel frattempo denuncia il padrone di casa.
Intanto si viene a sapere da Panorama.it del 31 gennaio che sia Li Gotti che Lo Voi avevano il dente avvelenato contro Mantovano e il governo per questioni di parcelle e voli di Stato negati. Ma su questo vi rimandiamo al settimanale on line. Nel frattempo, però, i comportamenti dei due sono stati oggetto di esposto da parte di Mantovano e del Governo.
Un intrigo incredibile e intollerabile per la pubblica opinione. Una guerra tipica di questa politica con la p minuscola che mina le fondamenta della credibilità istituzionale e che appare disprezzi i cittadini allibiti.
Ma perché Almasri viene rilasciato? Ecco il dispositivo della sentenza della Corte d’Appello di Roma:
“Il Procuratore Generale, visto …, chiede che codesta Corte dichiari la irritualità dell’arresto in quanto non preceduto dalle interlocuzioni con il Ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Corte Penale internazionale”.
La Corte: “In assenza di richiesta di applicazione di misura cautelare da parte del Procuratore Generale per mancata trasmissione degli atti della Corte penale internazionale di competenza ministeriale ordina l’immediata scarcerazione di Najeem Osema Almasri Habish”.
La storia, però, per la Repubblica Italiana, è da avanspettacolo. La Politica, quella con la P maiuscola, è archeologia.
Antonio Vox